Testimonianza di Angelo Guglielmi raccolta da Giacomo Martini

La produzione di francesco d'Assisi

Angelo Guglielmi è uno dei maggiori critici letterari italiani, tra i fondatori del Gruppo 63; per molti anni uno dei massimi dirigenti della RAI; Presidente dell’Istituto Luce, e oggi Assessore alla Cultura del Comune di Bologna. Sono andato a trovarlo perché mi raccontasse una sua esperienza come dirigente RAI in occasione della produzione del primo film di Liliana Cavani, Francesco d’Assisi, un momento molto significativo per la RAI in quanto si trattava del primo film prodotto. Siamo nel 1966.

“Si è trattato del primo film prodotto dalla RAI in assoluto“ mi conferma Angelo Guglielmi.
“Era un anniversario relativo alla vita del Santo di Assisi, lo sceneggiatore Tullio Pinelli preparò un copione in due parti per uno sceneggiato da girare in studio; volevamo continuare l’esperienza avviata con lo sceneggiato dedicato a Michelangelo che aveva avuto un buon risultato di ascolto. Avevamo una disponibilità economica di 16 milioni per ognuna delle due puntate. Lessi il copione, tendenzialmente teatrale, e pensai di affidare la regia del film ad un giornalista di inchiesta; in un primo tempo avevo scelto Beppe Lisi che lesse il copione, ma non se ne fece nulla. Mi interessava molto quel testo che seppure “teatrale“ era pieno di richiami all’attualità, Francesco era ed è una figura moderna. Allora pensai a Ugo Gregoretti, ma era molto occupato e distante dalle modalità narrative della fiction. Chiamai Liliana Cavani, regista di documentari che si era già affermata con una Storia del Terzo Reich ed una inchiesta su Stalin. Si disse subito molto interessata, mostrandomi però la volontà di fare un film, di girare cioè in pellicola. Ma avevamo solo 32 milioni.
Lei insistette per girare in pellicola. Ero amico di Leo Pescarolo, uomo molto generoso ed avventuroso; lo coinvolsi. Non conosceva la Cavani, accettò nonostante il piccolo budget di 32 milioni.Partimmo con una piccola troupe, forse di otto persone, non ricordo con precisione, sono passati molti anni da allora; c’era Frigoria con la moglie come scenografi, Giuseppe Pinoli, operatore e direttore della fotografia. Il resto del personale lo trovammo in loco.”

Lou CastelDove giraste il film?

Proprio nei luoghi di Francesco. Era appena uscito il film di Marco Bellocchio, I pugni in tasca, con Lou Castel come protagonista, Liliana Cavani lo volle per il suo Francesco.
Ci trasferimmo in Umbria dove, per risparmiare, forse commettemmo delle malefatte; per illuminare la chiesa si rubava energia e per fare passare il cavo della corrente elettrica, rompemmo una vetrata… il film fu girato in una settimana. Ricordo un episodio curioso; arrivò una troupe della RAI sul set per un servizio sul film: era più numerosa della nostra e nonostante i risparmi il film costò di più del finanziamento della RAI… ma Pescarolo ha sempre fatto cinema non per guadagnare, ma per il piacere di farlo, veramente una persona straordinaria.

Quale era esattamente il tuo ruolo nella RAI in quel periodo?

Capo struttura delle trasmissioni speciali.

Avete avuto dei problemi per inserirlo nel circuito e per farlo conoscere al pubblico?

Certamente, il film per quei tempi era molto duro, provocatorio, era un film che proponeva un San Francesco dalla parte dei poveri contro i ricchi… il direttore generale della RAI era Ettore Bernabei che delegava queste scelte a Monsignor Angelicchio che era il sovrintendente ai problemi della comunicazione ed a lui quel film contro i ricchi non dispiaceva… rimaneva l’opposizione del vice-presidente De Feo; ci serviva il suo consenso e gli mandammo in visione solo la metà del film; quando uscì e lo vide interamente si arrabbiò moltissimo…

Come fu accolto il film dalla critica e dal pubblico?

Fu accolto con consenso e stupore, per me rimane il miglior film di Liliana Cavani; un film secco, asciutto, efficace; un film “realista“ che propone San Francesco come uno di noi, vivo ed estremamente reale. Fu una novità assoluta, ricordava Roberto Rossellini.

E la Chiesa come lo accolse?

Grazie a Monsignor Angelicchio, bene.

Hai lavorato ancora con la Cavani?

Si, per Galileo. Sempre con la collaborazione di Leo Pescarolo e poi anche di Angelo Rizzoli. La RAI investì 80 milioni per il film, ma poi lo rinnegò, non ne volle più sapere, la Chiesa e Ettore Bernabei lo rifiutarono e dissero a Pescarolo: “Questo film è tuo, ci devi restituire i nostri 80 milioni“. Il film non andò mai in onda. Dopo questa vicenda mi spostarono in un altro settore. Quando ritornai con Scarano, volevamo metterlo in onda, ma la pellicola non si trovava più…
Voglio raccontarti un episodio che testimonia del clima nella RAI del tempo. Il direttore generale telefonò a Leo Pescarolo chiedendogli di volere vedere il film, ma non doveva dirmi niente; ovviamente fui avvertito, mettemmo dei microfoni sotto le sedie dei vari direttori della sala di proiezione; il film fu visionato nel più assoluto silenzio, alla fine Gennarini disse: “ma Guglielmi lo ha visto… “.
Così il film fu scaricato sulle spalle di Leo Pescarolo che non restituì mai gli 80 milioni alla RAI.